Nato a Padova nel 1976, Cizerocentodieci è un artista che ha riscoperto con forza la propria vocazione dopo una lunga parentesi professionale come tecnico ortopedico. Sin da bambino coltiva il disegno con naturalezza, studiando poi al Liceo Artistico Modigliani, dove emerge per sensibilità e talento. Nel 2017 decide di tornare all’arte in modo definitivo: un passaggio simbolico avviene con il progetto Duda del Liceo Duca D’Aosta, in cui dipinge una porta d’aula che verrà in seguito intitolata al suo nome d’arte.

Da quel momento il suo percorso si sviluppa tra collaborazioni e partecipazioni a eventi di rilievo, come il festival Overline Jam di Baronissi, accanto a artisti di fama internazionale. Il volto umano diventa il cuore della sua ricerca: una soglia tra materia e spirito attraverso cui indaga emozioni, sogni, fragilità e contraddizioni. Le sue opere, che spaziano dalla tela ai muri, coniugano istinto, introspezione e una forte narrativa visiva, trasformando ogni sguardo in un invito all’ascolto interiore.

Cizerocentodieci utilizza un linguaggio pittorico diretto e intenso per dare vita a volti che diventano veri e propri paesaggi emotivi. Attraverso linee marcate, campiture essenziali e un uso del colore mirato, costruisce ritratti che raccontano storie di identità, sogni e fragilità. Le sue opere si distinguono per la forza espressiva degli sguardi e per la capacità di trasformare ogni dettaglio in un frammento narrativo che cattura e coinvolge lo spettatore.

Cizerocentodieci ha consolidato il proprio percorso attraverso opere pubbliche e mostre che ne hanno definito l’identità artistica. Tra gli interventi più significativi spiccanoDove migra il tuo cuore, il grande murale realizzato per il palazzetto di Cadoneghe, e i progetti dedicati al tema della violenza sulle donne, che hanno trovato spazio nel tessuto urbano di Padova. Parallelamente, l’artista ha presentato il suo lavoro in esposizioni personali come Memorabilia. I resti sono rinascitaalla Mediolanum Art Gallery eLibere Anime. Lo specchio delle emozionia Forlì, portando la sua ricerca sulla fragilità e sull’introspezione anche in contesti espositivi. Le sue opere, sia su muro che in galleria, mantengono sempre la stessa forza narrativa: ogni volto diventa un racconto, ogni sguardo un dialogo diretto con lo spettatore.